Francesco, segretario e rappresentante di Sua Eccellenza il Gran Ciambellano Fiorentino, Giuliano di Lorenzo Ottaviano de' Medici, ritto e fiero nei suoi ventidue anni, stava davanti al portone d'entrata degli Uffizi, sotto il grande colonnato nel quale esso si trovava. C'era ancora tanto da fare, molti lavori, molta ricostruzione, ma tutto stava procedendo nel verso giusto e tempo qualche mese ogni cosa sarebbe stata al suo posto. Nella mente del Buonaggiunti apparvero come per incanto rotoli e rotoli di trattati e altri documenti che si erano ammassi sugli scaffaloni di Palazzo vecchio, senza che nessuno gli desse una spolverata o che li proteggesse dai ragni o dai topi, e che lui avrebbe avuto l'onore e il dovere di spostare nella loro nuova dimora. Certo, non ci si sarebbe fermati solo lì: catalogare, sistemare, ordinare, scremare, riassettare e tanto altro lo avrebbe atteso subito dopo, tutte facelle straordinariamente noiose e impegnative. Pensò alle nuvole di farinosa polvere grigia che avrebbero presto impestato le sue narici o all'odore di pergamena vecchia - quasi ammuffita - che avrebbe aleggiato negli antichi archivi.
Scosse quindi il capo cercando di cacciar via quei pensieri come si rovescia l'acqua da un bicchiere stracolmo, il Gran Ciambellano Modenese, infatti, sarebbe giunta lì da un momento all'altra, su suo esplicito invito, e di certo non se ne sarebbe fatta un granché di parole su come le carte fiorentine era state, fino a quel momento, trattate. Erano ben altri i discorsi che avrebbe voluto - giustamente - udire. Comunque tutto era pronto: come normale usanza due file di funzionari e notai alla destra e sinistra del segretario erano stati posti per rendere omaggio all'alto dignitario straniero insieme ad un prudente nugolo di guardie, ormai non c'era altro che attendere il suo arrivo.
Scosse quindi il capo cercando di cacciar via quei pensieri come si rovescia l'acqua da un bicchiere stracolmo, il Gran Ciambellano Modenese, infatti, sarebbe giunta lì da un momento all'altra, su suo esplicito invito, e di certo non se ne sarebbe fatta un granché di parole su come le carte fiorentine era state, fino a quel momento, trattate. Erano ben altri i discorsi che avrebbe voluto - giustamente - udire. Comunque tutto era pronto: come normale usanza due file di funzionari e notai alla destra e sinistra del segretario erano stati posti per rendere omaggio all'alto dignitario straniero insieme ad un prudente nugolo di guardie, ormai non c'era altro che attendere il suo arrivo.